Qual è la diatriba più discussa nella storia dell’umanità? Probabilmente, seconda solo all’eterno scontro tra thè alla pesca o thè al limone, una delle tematiche più divisorie è la preferenza tra film e libri. Chiaramente non mi riferisco al ritenere più piacevole andare al cinema o sfogliare un volume, ma a sottoporsi alla stessa storia mediante questi due mezzi. Ormai il nostro quotidiano è scandito da perpetue opinioni contrastanti a riguardo, ma non si giunge mai ad una conclusione oggettiva. Quante volte abbiamo sentito qualcuno dire che preferisce guardare la trasposizione cinematografica di un romanzo molto famoso piuttosto che leggerlo perché non ha tempo o perché è più immersivo? Con questo testo non intendo esprimere la mia preferenza a riguardo, poiché in qualità di cinefila e lettrice accanita non potrei mai schierarmi, ma bensì spiegare come mai non arriviamo mai a stabilire univocamente quale tra queste due tipologie di intrattenimento sia la migliore.
La risposta è più banale di quanto si pensi, talmente banale che non viene neanche contemplata: vedere un film e leggere un libro da cui lo stesso film è tratto, significa sottoporsi a storie diverse
Se leggere un libro ci permette di visualizzare a nostro piacimento gli avvenimenti della trama, vedere un lungometraggio tratto da un titolo noto significa sottoporsi all’interpretazione del regista di quell’opera. Quando leggiamo infatti, le descrizioni che ci fornisce l’autore sono semplicemente linee guida per lo sviluppo dei fatti, ma siamo noi a vedere irrazionalmente le connotate specifiche di questi. Ciò non rende uno dei prodotti più valido dell’altro, di fatto per quanto riguarda l’immersività, ritengo appagante la mia immaginazione tanti quanto una buona fotografia del film.
La pecca più grande nel trasporre una prosa su grande schermo sono i tempi, e riuscire a condensare 800 pagine di susseguirsi di descrizioni, fatti, sequenze dialogiche e quant’altro in due o tre ore in media di visione, spesso comporta il sacrificio di importanti elementi della trama. Questo è ciò quello che porta spesso i fan a preferire il libro. È un fenomeno accaduto ad esempio con Percy Jackson, le cronache di Narnia, Harry Potter, e da amante della saga devo essere obiettiva e ammettere che i film non rendono giustizia ai romanzi. Di questo però ha la totale responsabilità il regista, che si fa carico della realizzazione del lungometraggio, e non del fatto stesso che si tratti di una pellicola. Ci sono infatti innumerevoli esempi di film che non solo rimangono fedeli all’opera originale, ma che conferiscono un valore aggiunto ad essa, basti pensare alla trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson e molti altri.
Dunque durante lo sviluppo di un film che si basa su un libro, occorre tenere a mente il concetto chiave alla base di un lavoro di questo calibro, ossia il pubblico a cui ci si rivolge. Non dimentichiamo che in sala potrebbero trovarsi appassionati che hanno già letto l’opera originale e spettatori che fino a quel momento non conoscono la trama. Quindi a mio avviso l’unico modo per rendere la storia appetibile ad ambedue le categorie, è non dare nulla per scontato, cercando di scandire lo stesso ritmo del romanzo.
In conclusione spero di avervi fatto riflettere su quanto inutilmente ci crucciamo nel preferire e difendere la nostra fazione preferita tra carta o grande schermo, e di avervi dato una chiave di lettura diversa su questa problematica. Se avete apprezzato questo scritto, un commento sarà molto apprezzato.
Sofia Pacciolla