Acculturiamoci

L’accettazione di sé stessi raccontata in «Bella da morire»

«Sei bella così», dice mia mamma.
Ma sicuro. Bella come una balena.

Cambiamo ad una velocità vertiginosa, ci piacciamo e non ci piacciamo, ci guardiamo allo specchio e vorremmo cambiare faccia. Due minuti dopo, ci apprezziamo. Quando arriva il momento di struccarsi, siamo al punto di partenza. Siamo sempre troppo. Troppo pallide, troppo anonime, troppo basse, troppo brutte.

Parlo al femminile, lo so. Me ne rendo conto. Con questo non intendo dire che i ragazzi si sentano sempre bene con loro stessi, attenzione: semplicemente, sono le ragazze che faticano di più ad accettarsi. La lotta con il proprio corpo diventa più serrata di giorno in giorno; il peso è il problema più grande.

Lo dicono le statistiche: l’età media in cui compaiono i primi sintomi di disturbi comportamentali dell’alimentazione si è abbassata a 8-9 anni. Forse perché sui social ci vengono sempre proposte immagini di modelle perfette, senza smagliature, con gambe toniche e fisico da urlo. O forse perché leggiamo sempre libri con protagoniste bellissime e… be’, impeccabili.

Non vi viene mai voglia di leggere un libro che  ha come protagonista una ragazza imperfetta, con insicurezze legate al suo aspetto? Ebbene, questa storia fa per voi. Vi presento Judi, tredicenne fissata – letteralmente – con il suo fisico. Lei non è perfetta, ha difetti fisici e caratteriali, ma chi non ne ha? Ci troviamo davanti ad un personaggio in cui è fin troppo facile immedesimarsi. Judi ha appena iniziato a frequentare la terza media, un anno di grandi cambiamenti e sfide in cui conoscerà anche la sua nuova professoressa di inglese, la signora Roth. La donna dà alla classe un compito un po’ speciale: ogni studente dovrà avere un diario in cui scrivere ciò che preferisce. Il contenuto ha un’importanza relativa, poiché l’obiettivo è di provare a mettersi in gioco e parlare a sé stessi delle proprie fragilità. A volte abbiamo il difetto di nascondere anche ai nostri occhi caratteristiche che ci rendono speciali ma che noi non percepiamo come tali.

Judi, ad ogni modo, è entusiasta e “rivela” subito al suo diario i traguardi che si è prefissata: fidanzarsi, capire cosa vuole diventare da grande e soprattutto dimagrire. Il suo idolo – perché di altro non si tratta – è Nancy Pratt, una sua compagna di classe eletta come “ragazza più bella della scuola”. Nancy, neanche a dirlo, è eccessivamente magra nonostante in apparenza mangi senza restrizioni particolari. Come fa? Judi non ha il coraggio di domandarle nulla, ma ha preso una decisione: inizierà a seguire una dieta. Basta cibi spazzatura, ipercalorici e basta eccessi. Ossia basta cibo, in generale. Un drink energetico, e via. Mangiare è superfluo, a questo punto.

Di fronte a sua madre, la ragazza dovrà trovare dei sotterfugi: la frase “non ho fame” non è una scusa che funziona sempre. Ma soprattutto, quella di Judi si trasforma a poco a poco in ossessione. La bilancia è la sua migliore amica e le calorie le sue acerrime nemiche. Chi può dire di non essersi mai trovato nella sua stessa situazione? La nostra è un’età delicata, esplosiva ma fragile: siamo costantemente insoddisfatti della nostra immagine, e vediamo difetti dove non esistono. Dove esistono caratteristiche normali di ogni corpo.

Judi forse non è perfetta, ma nemmeno noi. E se l’imperfezione vi spaventa, provate a pensare che non esiste. È irraggiungibile dato che niente e nessuno è perfetto. Innanzitutto perché la perfezione – posto che sia reale – è estremamente soggettiva; in secondo luogo, raggiungerla è impossibile. E per fortuna, mi viene da dire. A me non verrebbe mai voglia di conoscere qualcuno privo di vizi – fisici o caratteriali che siano. Sarebbe strano, in primis. E quella persona non avrebbe niente da regalarmi, niente da migliorare, niente su cui (banalmente!) far leva quando si litiga. La perfezione è inutile.

Judi ce lo insegna: la sua è una strada verso qualcosa che non raggiungerà mai. Una volta scesa ad un certo peso, sarà comunque troppo. È un circolo vizioso, il suo, che dimostra quanto l’influenza che gli altri hanno su di noi possa diventare dannosa. Ecco perché confrontarci con il prossimo è inutile, e prefissarci obiettivi ardui non ha valore.Siamo perfetti (e perfette) così.

Questo libro, di facile lettura e molto scorrevole, ce lo ricorda. Per ogni volta in cui ci sentiamo inadatti, “sfigati” e inferiori al prossimo. Siamo perfetti così. 

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