Attività & Luoghi

«Dialogo nel buio», aprire gli occhi sul mondo dei non vedenti 

Venerdì 24 gennaio 2025, la classe 3A LL, accompagnata dalle professoresse Tomarchio e Pomilia, si è recata all’Istituto dei ciechi di Milano, nei pressi della fermata di Porta Venezia. 

Siamo stati condotti in una sala di attesa dove, di volta in volta, venivamo divisi dai nostri docenti per procedere a piccoli gruppi nel vivo della nostra mattinata. Per quanto mi riguarda, posso dire che già l’attesa si era rivelata spasmodica: non ho domandato ai miei compagni di classe se provassero lo stesso, ma potevo desumerlo senza alcun dubbio dalle loro espressioni facciali o dal chiacchiericcio impaziente che si levava da ogni parte.

Circa mezz’ora dopo il nostro arrivo, finalmente mi sono diretta verso il percorso con il mio gruppo, a cui ha preso parte anche la prof Tomarchio. Una volta riposti zaini, smartwatch e cellulari negli appositi spazi, l’avventura ha avuto inizio. 

Ora, la mia intenzione non è anticipare ciò che vi aspetta nel percorso, perché vi rovinerei il gusto della scoperta; è giusto che anche voi proviate a cimentarvi in questa esperienza. Le emozioni sono state sicuramente tante, forti, ad alto impatto: ho ancora vivido dentro me il ricordo del “niente” che riuscivo a vedere, a causa del buio fitto che era calato intorno a me. Mi sembrava di essere sprovvista di un corpo, tanto da dovermi sincerare del fatto che ne avessi ancora uno con qualche tocco sulla spalla o sulle gambe. Quel che è certo è che non avevo nemmeno la percezioni dello spazio: attorno a me, coesistevano il tutto e il niente.

È una buona lezione quella di questa mostra che apparentemente non mostra e che, invece, insegna, a noi fagocitati dalle immagini, anche il valore del buio per vedere davvero la realtà. 
– Guido Vergani

Ho anche notato che, camminando in mezzo al nero più fitto che potessi immaginare, credevo di essere dappertutto e in nessun luogo. Il tempo aveva smesso di correre, la realtà non contava più: c’ero solo io, le voci dei miei compagni di classe a farmi sentire meno sola e il richiamo rassicurante della guida non vedente che voleva indirizzarci verso di lei. Mi sentivo catapultata in una dimensione a sé stante. 

L’ultima tappa del nostro viaggio si è svolta nel “bar al buio”. Non me ne vogliate per lo spoiler, ma è un luogo degno di nota. Seduti attorno a un tavolo, senza poter vedere i volti dei nostri interlocutori, sorseggiavamo caffè e succhi di frutta, mentre raccontavamo agli altri le nostre impressioni circa il percorso compiuto. È stato destabilizzante. A mio avviso, un’esperienza tanto forte ha fornito uno scorcio piuttosto crudo di tutto ciò che devono affrontare i non vedenti nel quotidiano. E, da parte mia, mi ha fatto capire quanto siamo fortunati a poter beneficiare del dono della vista: i visi delle persone che ci circondano non sono celati, ogni cosa ha il suo colore e la sua forma, le meraviglie del mondo non sono evocate solo dal racconto di qualcuno che le ha osservate dal vivo o in foto. 

Consiglio caldamente a tutti di far visita all’Istituto dei Ciechi, perché solo in questo modo aprirete gli occhi e noterete quanto siamo privilegiati. Non ce ne accorgiamo mai, ma è la verità: dovremmo imparare a dare meno per scontato tutto ciò che possediamo. 

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