Acculturiamoci

Ognuno di noi ha una “Itaca” a cui tornare, siete d’accordo? “Resisti, cuore” ne è la dimostrazione

Se la trama della vita non si sfilaccia, se Itaca, in assenza di marito e figlio, resiste,
è perché il cuore di una donna contiene Itaca tutta e la dà alla luce.

L’essere umano non sa vivere da solo, è un dato di fatto. Non a caso siamo nati per assaporare ogni momento condividendo con gli altri delusioni e sogni. Certo, ognuno di noi ha bisogno di trascorrere anche momenti di introspezione, ma in fondo non socializzare ci risulta proprio difficile. Senza dubbio, ci è capitato almeno una volta nella vita di sentirci soli nonostante fossimo circondati da molte persone. La ragione? Non basta trovarsi in compagnia della gente; quel che conta davvero è entrare in sintonia con la gente in questione. Se non c’è affinità, non può esserci neppure spensieratezza e gioia.

Volendo estremizzare, anche Ulisse – eroe del celebre poema dell’Odissea nonché ideatore del cavallo di Troia – ha vissuto le nostre stesse sensazioni. È un uomo “speciale”, dal destino e dalle capacità fuori dall’ordinario, ma per certi versi non è tanto diverso da noi: ha un cuore, e una casa a cui vuole tornare. La sua Itaca, che non rivede più da ormai venti lunghissimi anni. 

Odisseo è intrappolato dall’amore che Calipso nutre per lui, relegato su un’isola che non riconosce come sua. Gli manca casa, da troppi anni non vede sua moglie Penelope e suo figlio Telemaco. È un eroe, sì, ma soffre. La lontananza dalla sua terra natìa brucia, un fuoco implacabile arde nel petto: un dolore che pare non volersi estinguere lo logora, lo fa sospirare e struggere. Si chiama nostalgia. 

Nessuno può dire di non aver mai provato nostalgia. Perché, per Ulisse, Itaca non è solo un luogo. Itaca è casa, è lì che lo attendono tutte le persone care. Chi di noi, dunque, non ha un’Itaca a cui tornare? Chi non ha un posto del cuore in cui riposarsi quando le sfide si fanno troppo ardue?

Per Odisseo è tutto amplificato. Strappato dalla terra che ama per combattere una guerra senza senso, è stato costretto a vagare da un’estremità all’altra del Mediterraneo dopo aver scatenato la furia di Poseidone, Re del mare.

Ad ogni modo, il nucleo di questo libro non sono in senso stretto le peripezie vissute in prima persona da Ulisse. Alessandro d’Avenia, l’autore, intende guidarci in un’avventura alla ricerca della nostra Itaca. I comportamenti di Odisseo sono accuratamente spiegati e rielaborati per permetterci di comprendere più a fondo le gesta dell’eroe omerico. Ulisse non fa mai nulla per caso, ma soprattutto non dimentica mai da dove è arrivato. Non dimentica le sue origini, che gli danno forza nei momenti di massimo sconforto. Non può farlo, perché è a quello che aggrappa per tutta la durata del poema. La speranza di poter ritornare, la fatica, l’arte di essere mortale. 

“L’arte di essere mortale”: questo il sottotitolo scelto, un ottimo riassunto di ciò che vi aspetta non appena decidete di addentrarvi tra le pagine del libro. È questo che caratterizza Odisseo, e tutti noi. Essere mortali è la nostra salvezza e la nostra rovina. È ciò che ci permette di assaporare ogni istante con consapevolezza: nulla sarà mai come oggi, come domani. Nulla sarà come è stato ieri.

Odisseo sa bene che il suo tempo è limitato, che lui e Penelope non vivranno per sempre insieme. Ma, paradossalmente, è quello che dovrebbe renderci più felici: il tempo non torna indietro, la vita è una sola. 

Analizzando l’Odissea canto dopo canto, Alessandro d’Avenia sonderà diversi argomenti attuali che fanno sempre battere il cuore: la maternità, la fiducia, la lealtà che si instaura in una coppia, l’amore e la resilienza. Se il nostro obiettivo è chiaro, nessun ostacolo ci sembrerà mai troppo invalicabile. 

In parallelo alle sfide di Ulisse, assistiamo alla crescita del figlio Telemaco: questi, costretto a diventare grande in seguito alla sparizione del padre, dovrà dimostrare il suo coraggio per non soccombere all’empietà dei Proci, gli usurpatori che occupano palazzo reale da ormai innumerevoli anni.

Crescere fa paura a tutti, anche agli eroi. Il bello dell’Odissea è che parla di noi, in ogni fase della nostra vita. E proprio per questo, quando abbiamo bisogno di conforto Resisti, cuore è il libro giusto.

Condensare oltre quattrocento pagine di insegnamenti ed analisi in una recensione sarebbe piuttosto arduo, dunque vi invito a leggere questo libro. Da esso potrete trarre tutta la forza necessaria nei momenti più bui. Un invito a resistere, in attesa di tornare alla propria Itaca. In attesa di sconfiggere tutto ciò che ci impedisce di essere – e di sentirci – a casa. La nostra Itaca ci sta aspettando.

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