Nei precedenti articoli abbiamo parlato principalmente dei Måneskin. Andiamo ora a vedere come vengono accolte le “new entry” nell’industria musicale.
I fenomeni globali sono condannati all’oblio non appena la loro musica perde popolarità. O almeno, questo è ciò che si diceva della rock band romana – e di parecchi altri cantanti. Una hit capitata nel periodo giusto, che segue il ritmo e i gusti del momento, e si raggiunge la consacrazione generale.
Nel giro di un anno o addirittura soltanto qualche giorno dopo, il singolo “passa di moda” ed ecco che il prodigio del momento precipita nel baratro dell’insignificanza e dell’invisibilità. Ma è davvero così? Dopo il rilascio di un brano particolarmente apprezzato, si è condannati a morire musicalmente? Non tutti sanno mantenere la popolarità, ma le critiche spesso non si risparmiano.
Le poche band o i pochi artisti che non tramontano, il cui prestigio aumenta o resta invariato anche a distanza di tempo dalla loro consacrazione musicale sono bersagliati da critiche e disprezzo: la loro popolarità è attribuita a coincidenze o a fortuna immeritata. Ormai in Italia e all’estero sta spopolando il fenomeno dei Talent Show: una volta ottenuta la vittoria (o, almeno, aver colpito positivamente la giuria), i cantanti sono destinati alla popolarità. Il “trampolino di lancio” porta a vendite e riconoscimenti insperati, che aizzano subito la critica.

Prendiamo i Måneskin, ad esempio: se avete letto i miei precedenti articoli, incentrati esclusivamente su di loro, avete constatato il loro talento innegabile e la loro capacità di parlare in modo semplice di temi profondi. Ebbene, la loro carriera è iniziata suonando per le vie di Roma, regalando ai turisti pezzi intensi ed emozionanti. In un’intervista di qualche tempo fa, il frontman Damiano David affermava che per loro la popolarità contava più di qualsiasi riconoscimento in denaro. Quella tanto agognata popolarità è stata definitivamente raggiunta con la partecipazione a X Factor, e in seguito al Festival di Sanremo e all’Eurovision. Nel primo caso, i Måneskin hanno sfiorato la vittoria; al Festival e all’Eurovision, il trionfo è stato assicurato dal brano “Zitti e buoni”. Ad oggi, nonostante la capacità di questi quattro ragazzi sia nota a tutti, non è raro udire parole risentite nei loro confronti.
Il loro percorso è sminuito, infangato: tutto perché hanno preso parte a show che hanno l’onore di proiettare artisti con grandi potenzialità sul tetto del mondo. Non sono i soli a sentirsi costantemente attaccati: a meno che la band o l’artista non calpestino i palchi da tempi immemori – e non siano dunque longevi -, la critica è assicurata.
I Coldplay o gli Imagine Dragons, ad esempio, sono normalmente acclamati e ritenuti molto capaci. La loro popolarità si è estesa in ogni angolo del pianeta, tanto da permetter loro di organizzare tour mondiali dall’enorme affluenza numerica.

Ad oggi, risulta sempre più difficile rimanere a galla tra il mare delle concorrenze. Soprattutto, è giusto che i nuovi artisti del panorama musicale italiano e straniero siano attaccati non appena scrivono una nuova canzone? Pare che ci sia il bisogno impellente di scagliare accuse, diffamazioni e commenti negativi.
Alla fine, le critiche sono sempre le stesse: “Arrangiamenti e sound visti e rivisti”, “Nulla di originale”, “Sono lì solo perché qualcuno ce li ha portati”, “Hanno plagiato”. Le band o i solisti di grande fama, la cui carriera dura da almeno quindici anni, sono pressoché immuni alle critiche. Nulla li sfiora, qualsiasi cosa verrà pubblicata sarà considerata perfetta, impeccabile, incredibile.
Le novità non ci piacciono, forse. Sentirsi legati – anche sentimentalmente – ai “grandi” della musica è legittimo, ma parecchi nuovi talenti che stanno sbocciando negli ultimi anni meritano altrettanta stima e visibilità.
È vero, la musica è un ambiente spietato, che sembra mal tollerare giovani talenti. Nel prossimo articolo, potremo analizzare il percorso di alcune star che sono emerse principalmente nel 2024.