Musica

Måneskin insospettabili poeti?

Ecco il significato nascosto di alcuni loro brani che li liberano, una volta per tutte, dallo stereotipo “droga e rock ‘n’ roll”. (Parte 1)

Parla
La gente purtroppo parla
Non sa di che c***o parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l’aria

Smalto nero alle unghie, ombretto blu distribuito pesantemente sulle palpebre, gonne e tacchi alti: ecco i principali motivi per cui i Måneskin, nel nostro Paese e all’estero, sono tanto conosciuti. Il loro stile eccentrico è motivo di critiche e commenti poco gradevoli, oltreché causa di frasi di circostanza, quali «Lo fanno solo per mettersi in mostra» o «Non dimostrano nulla, se non volgarità».

È il caso di dire che il gruppo musicale, formatosi a Roma nel 2016, è davvero per pochi. O almeno, è per pochi in Italia. Siamo abituati alle solite canzonette strappalacrime e melense, tanto da esserci dimenticati che la musica non è solo questo, e la trasgressione proprio non ci attira. E forse i Måneskin sono oggetto di biasimo proprio per questo: la diversità non piace. Il rock ‘n’ roll è defunto da tempo, quindi perché preoccuparsi di riportarlo in vita? Il nostro Paese ha un panorama musicale invidiabile, senza alcun dubbio, ma è difficile rammentare le band italiane che hanno popolato il rock nel secolo scorso. 

Ed ecco che, nel 2021, a sorpresa di tutti, quattro ragazzi sfrontati e irriverenti hanno portato al trionfo la loro amata Italia in uno dei più celebri festival europei. La frase urlata dal cantante dei Måneskin ha il sapore di una dolce vendetta, nei confronti di chi non ha creduto in una squadra di giovani scapestrati: «Rock ‘n’ roll will never die», il rock ‘n’ roll non morirà mai. Il brano che li ha portati sul tetto del mondo è Zitti e buoni, una vera e propria esplosione d’ira, nei confronti del conformismo e delle regole imposte dalla società. Il ritornello, non a caso, recita «Sono fuori di testa, ma diverso da loro». Aggiungiamoci una sana dose di scurrilità e qualche battuta carica di rabbia, e il brano è pronto a prorompere in tutta la sua furia: alla batteria pensa Ethan, che non si risparmia; Thomas, con la sua chitarra, ci regala uno dei pezzi più violenti ed emozionanti degli ultimi anni; Victoria dipinge un sound che ha dell’incredibile; Damiano è la ciliegina sulla torta, che completa una performance tanto stupefacente quanto irripetibile. 

Quando si parla di questa band, la si etichetta con una frase semplice e fin troppo asciutta: «Ah, sì, i Måneskin, quelli trasgressivi». Ciò che la maggior parte delle persone non sa è che questi quattro ragazzi sanno essere tanto sfacciati quanto delicati. A questa frase, credo che la maggior parte dei miei lettori abbia storto il naso: le parole «Måneskin» e «delicati» non possono stare nella stessa frase. Eppure io voglio dimostrare il contrario, e lo farò. Ecco tre esempi di canzoni scritte dalla band romana che non parlano solo di amore tossico… e non hanno come obiettivo quello di ribellarsi e farsi riconoscere. 

La prima di cui voglio parlare è Mark Chapman, una delle diciassette tracce presenti nel loro ultimo album Rush!, uscito il 20 gennaio dello scorso anno. L’uomo che dà il titolo a questo brano è niente di meno che l’assassino di John Lennon; sebbene non venga menzionato in maniera diretta neanche una volta, si percepisce la sua presenza tra le strofe. Anche se, a dir la verità, la canzone è provvista di un doppio significato: se da una parte vuole mettere in luce l’ossessione di un uomo per il suo idolo, dall’altra fa emergere il tema della violenza sulle donne. La prima volta che ascoltai la canzone, colsi immediatamente alcune parole che ancora oggi mi colpiscono.

E puoi trovarlo sotto casa
Con un coltello in mano
Perché non hai risposto a un suo messaggio
Però lui giura che ti ha amato
Che non vorrebbe farlo
Però il suo amore non lo hai ricambiato mai

Il rock ‘n’ roll, in questa canzone, è un semplice (ma apprezzabilissimo) sottofondo. Il ritmo ipnotico dettato dalla batteria di Ethan passa in secondo piano dinnanzi a una strofa così densa di messaggi importanti. E non è tutto, dato che nel corso del brano ci si imbatte facilmente in altri pezzi da pelle d’oca (come quello che vi riporto sotto).

Ma se soltanto avesse
La possibilità
Ti seguirebbe ai quattro angoli della città
Nascosto fra la gente
Senza un’identità
Dice che mi ama ma lo so che mente

Quando la voce di Damiano lascia spazio soltanto alla musica, ci si rende conto della bravura e del talento di questi giovani. È incredibile pensare a come riescano a intrecciare un ritmo così incalzante e impetuoso a frasi tanto commoventi e cariche di sottintesi. I Måneskin non si fermano alle apparenze, né sono superficiali: con la loro canzone vogliono lanciare un messaggio di speranza e solidarietà, nei confronti delle donne che vivono davvero esperienze simili. Perché anche la musica è un’arma contro le ingiustizie, e la voce è uno strumento altrettanto potente. Per trasmettere degli insegnamenti, a volte basta solo sforzarsi un po’ e usare gli strumenti che si hanno in potere.

Penso di poter dire, senza sbilanciarmi, che questa rock band è stata capace di fondere la loro grande passione ad una tematica di grande importanza. Noi, da parte nostra, non possiamo fare altro che complimentarci.Non è la prima volta che, con le loro canzoni, provano a sensibilizzare i milioni di fan che li ascoltano: i Måneskin sono gli orgogliosi autori di altri brani struggenti e pieni di significato. Nel caso in cui non vediate l’ora di saperne di più… mi spiace deludervi, ma dovrete aspettare l’uscita del prossimo articolo. E chissà se, leggendolo, v’innamorerete della loro musica com’è accaduto a me.

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