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Alla scoperta del nostro corpo: incontro con il professor Repici

Lunedì 6 maggio 2024, le classi terze e quarte dell’indirizzo biotecnologie sanitario e liceo scientifico hanno assistito al seminario di gastroenterologia presieduto dal professor Repici. Insieme ad un gruppo di ragazzi, anch’io ho avuto la possibilità di prender parte all’incontro. 

Lo ammetto: all’inizio, ho creduto di non essere in grado di seguire la spiegazione passo passo. Non tanto perché dubitassi della competenza del professore, tanto più per le mie scarse doti scientifiche. Scherzi a parte, il seminario era stato pensato per ragazzi più grandi di me – e di alcuni miei compagni di classe -, quindi ho avuto il timore di non capire del tutto quanto detto. Le mie paure si sono rivelate infondate poiché il professor Repici, 58enne padre di quattro figli, si è dimostrato sin da subito un uomo capace di coinvolgere e colpire noi ragazzi. Lo so, si trattava di un incontro sul funzionamento del tratto gastrointestinale, ma credetemi: ogni argomento, se sviscerato con dedizione e devozione, può destare interesse. E anche per noi è stato così; la capacità indiscutibile del professore ci ha permesso di non perdere una sola parola del seminario. Senza dubbio, quell’ora e mezza passata insieme si è rivelata essere piuttosto proficua. 

Se credete che sapere come “lavora” il nostro corpo sia noioso, dovreste rivalutare la vostra idea: non vi affascina capire il modo in cui funzioniamo? Il modo in cui le sostanze che introduciamo nel nostro corpo diventino il “carburante” che permette di muoverci e ragionare? 

Tutto questo è reso possibile grazie al processo digestivo, che inizia in bocca con l’ausilio della saliva. Poi, il cibo – che si trasforma in bolo – prosegue il suo cammino passando attraverso l’esofago e arrivando allo stomaco. Infine, le sostanze vengono smistate da pancreas e fegato, e gli scarti giungono all’intestino. Detto così, forse, non risveglia in voi alcun tipo di interesse o emozione, ne prendo atto. Ma la verità è che non ho la capacità di descrivervi in nessun altro modo ciò che ho sentito durante quei novanta minuti. Ed è un vero peccato, dato che il professore è stato capace di trasmettere a tutti l’amore per il suo lavoro. Era percepibile dal modo in cui parlava: scherzava, rideva con noi, rispondeva alle nostre domande e continuava a sorridere. 

Era convinto di aver ricevuto un regalo – il pubblico più simpatico del mondo -, quando in realtà siamo stati noi a trarre beneficio dalla sua presenza. Mentre lo osservavo parlare, ho capito che è così che voglio diventare da grande. No, non intendo essere gastroenterologa; la sola vista di qualcuno che sta male mi fa svenire. Il punto è che vorrei avere la stessa passione che aveva il professor Repici mentre ci raccontava che l’intestino può arrivare a misurare 8 metri. Credo che preservare l’entusiasmo per ciò che si fa sia una delle più grandi soddisfazioni esistenti. E saperla trasmettere agli altri è un vero dono.

Volete conoscere un aneddoto? A fine incontro, abbiamo ringraziato il professore e gli abbiamo regalato una piantina. Lui ci ha rivelato che l’avrebbe portata nel suo studio, a Milano, e l’avrebbe posizionata accanto a quella di Fedez. Ebbene sì: è stato proprio il professor Repici, insieme ai suoi colleghi, ad aver diagnosticato il tumore al rapper!

Con questa rivelazione ed una marea di applausi, si è chiuso l’incontro. In quel momento, ho pensato a una cosa: forse non ricorderò per sempre qual è l’enzima che stimola la digestione, ma so per certo che non potrò dimenticare l’entusiasmo con cui il professore ci ha introdotti alla scoperta del nostro corpo. 

Grazie di cuore al professor Repici e alla professoressa Calabrò per questa incredibile opportunità!

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