Per gentile concessione di TSPORT 347 che ringraziamo, riportiamo questa intervista che coinvolge il "Primo Levi".
Speciale palazzetti e palestre: i Centri Scolastici degli anni ’70 e i licei a indirizzo sportivo
Nel quadro della tematica sugli spazi sportivi interni alle scuole, facciamo qui un excursus storico a partire dall’ideologia del Centro Scolastico di grande scala, fatta propria dall’allora Provincia di Milano, per arrivare alle sperimentazioni attuali dei “licei sportivi”: un nesso c’è, e lo vediamo con l’ITCS “Primo Levi” di Bollate.
L’ingresso del Centro Scolastico di Bollate (Mi) in un’immagine dei primi anni ’80 (foto Cesare Colombo, da “Una scuola per la riforma”, Provincia di Milano/CISEM, 1985).
Ai primi anni ’70 il mondo della scuola – e degli istituti superiori in particolare – viveva una fase di particolare fermento, con l’aumento dell’utenza (a seguito degli obblighi scolastici introdotti nel decennio precedente) e il nascere di nuove esigenze nella didattica a indirizzo tecnico-professionale.
Fra le idee che si fecero strada in quel periodo – in coerenza con le tematiche urbanistiche e architettoniche più generali che diedero luogo ai grandi insediamenti popolari come il Corviale di Mario Fiorentino a Roma, le Vele di Scampia di Francesco Di Salvo a Napoli, il quartiere Zen2 di Vittorio Gregotti a Palermo – ci fu il concetto di una scuola come parte qualificante del territorio, e in particolare la concezione del “Centro scolastico” di grandi dimensioni (dai 1.500 a 3.000 studenti), in cui consentire le diverse articolazioni per indirizzi professionali e fungere da poli di riferimento sociale per il territorio.
La provincia di Milano, a seguito della legge 28 luglio 1967, n.641 (Nuove norme per l’edilizia scolastica e universitaria e piano finanziario dell’intervento per il quinquennio 1967-1971), varava un piano per la realizzazione di ben 6 centri scolastici sul territorio; per la sua attuazione bandiva, nel gennaio 1971, un concorso nazionale di idee “per nuove strutture scolastico-formative nella fascia dell’istruzione secondaria di secondo grado”.
Sulla base degli esiti del concorso vennero poi sviluppati i progetti esecutivi per i centri scolastici di: Bollate, Cinisello Balsamo, Corsico, San Donato Milanese e Vimercate.
Va detto subito che il concetto del centro scolastico multifunzionale era ispirato anche ad una ventilata riforma scolastica che non vide la luce: sicché quando i Centri entrarono in funzione si dovettero adattare al vecchio corso degli istituti superiori con canali distinti, ospitando così più scuole differenti e autonome tra loro all’interno del complesso, vanificando il concetto stesso del Centro Scolastico come polo omogeneo di riferimento sociale e culturale.
Per venire al nostro tema, il Centro Scolastico godeva però, per sua stessa natura, di una abbondante dotazione di strutture sportive.
Il Centro Scolastico di Bollate
Abbiamo preso ad esempio il Centro Scolastico di Bollate in quanto meglio degli altri è riuscito a non tradire l’impostazione originaria, e si evidenzia anche perché ospita, all’interno dell’ITCS Primo Levi, uno dei licei scientifici a indirizzo sportivo delineati dal DPR n. 89 del 15 marzo 2010. In particolare, i risultati di apprendimento, il piano degli studi e gli obiettivi specifici di apprendimento sono riportati nell’allegato A del DPR n. 52 del 5 marzo 2013 recante “Regolamento di organizzazione dei percorsi della sezione ad indirizzo sportivo del sistema dei licei”.
Nella pagina “Scuola in chiaro” del Ministero dell’istruzione risultano ad oggi registrati 295 licei sportivi.
Il Centro scolastico di Bollate è stato realizzato tra il 1975 e il 1979 per una capienza di 1.600 alunni, e copre 19.270 mq su una superficie del terreno di 104.200 mq.
Il progetto è impostato su un asse pedonale che lo attraversa in lunghezza, sul quale si insedia l’edificio scolastico, e che prosegue poi verso le aree sportive all’aperto.
L’edificio è organizzato su tre fasce, la prima delle quali è costituita dagli spazi collettivi (mensa, auditorium, palestre, piscina) che hanno la funzione di favorire la socialità e di aprirsi alla fruizione da parte dell’utenza esterna.
Le altre fasce sono quella didattica e quella dei laboratori.
Il Centro è dotato di cinque palestre accorpabili e di una piscina con vasca da 25 metri.
Le palestre sono in effetti due saloni doppi di circa 35×25 m ciascuno, predisposti rispettivamente per la pallacanestro e la pallavolo, congiunti da unasala per l’attrezzistica da 30×15 m. Le due palestre doppie sono a loro volta divisibili mediante tende mobili e sono attrezzate con tribune fisse che, integrate da eventuali tribune mobili, portano la capienza complessiva a 700 posti a sedere.
L’ubicazione della palestra attrezzistica permette, sempre mediante la rimozione di divisori mobili, la creazione di un unico ambiente comprendente tutti i cinque spazi, per attività diverse (atletica, mostre, eventi vari).
Alle palestre si aggiungono le attrezzature sportive esterne, che contemplavano originariamente un campo di calcio regolamentare, pistino per atletica, pedane per salti e lanci, tre campi da tennis, tre per pallavolo e tre per pallacanestro.
Ad oggi, alcuni dei campi sono in disuso, mentre è stato realizzato un campo da calcetto in erba sintetica sul sedime di tre dei campi da volley, e un nuovo volume multisport (il palazzetto, intitolato a Carlo Galimberti), con 300 posti a sedere, che ingloba una tribuna esterna affacciata sul campo da calcio a 11.
A colloquio con i docenti del “Primo Levi” di Bollate
Prof. Lucio Rosati, referente per l’indirizzo sportivo
Prof. Marilia Tomarchio, collaboratrice
Il CS di Bollate fa parte dei cinque centri Scolastici che la Provincia di Milano ha realizzato alla fine degli anni ’70 per una popolazione scolastica di 1.500-2.000 studenti. Come vi trovate in una tale dimensione?
Nel nostro caso le scuole che convivono nel Centro Scolastico sono solo due, ma di grandi dimensioni: entrambe superano i mille studenti, quindi in realtà in questo Centro tra studenti e docenti gravitano quasi 2.500 persone.
Dal punto di vista delle dotazioni, noi qui tutto sommato siamo dei privilegiati: infatti siamo fra i pochi che dispongono anche di una piscina, (il cui fondo peraltro è stato rifatto quattro anni fa), e che – a parte il periodo della pandemia – viene molto utilizzata: quest’anno riprendiamo dal 1° ottobre con diversi progetti, e abbiamo la struttura a disposizione fino alle 16,30. Dopo quell’ora viene gestita da una società sportiva esterna.
Per quanto riguarda le palestre, abbiamo cinque spazi (due dedicati alla pallavolo, due al basket con possibilità di pallavolo e uno all’attrezzistica), divisi da teli sollevabili elettricamente.
Poi ci sono i campi esterni, che non sono più quelli del progetto: rispetto alla disposizione originaria, sono scomparsi i campi da tennis e inutilizzabili quelli da basket, mentre funziona il calcio ed è stato realizzato un campo da calcetto in erba sintetica. Inoltre, nel 2012 la Provincia ha costruito un palazzetto.
Come gestione, tra le due scuole ci alterniamo gestendo per quadrimestri rispettivamente le palestre di basket e quelle di pallavolo; mentre il palazzetto e la piscina sono gestite in comune.
Quali sono le condizioni delle attrezzature, e a chi compete la gestione e la manutenzione degli spazi sportivi?
Tutte le strutture sono gestite da società sportive esterne – che sono quelle che generano delle risorse economiche; noi ne abbiamo la disponibilità fino a metà pomeriggio.
Per quanto riguarda le dotazioni importanti, queste sono di proprietà della Città Metropolitana, cui spetterebbe provvedere per la manutenzione, la sostituzione, ecc. Invece la manutenzione ordinaria – ad esempio la pulizia – spetta alla scuola.
La dotazione di attrezzature sportive risponde alle circolari ministeriali, almeno come attrezzature di base? Riuscite a farveli aggiornare/integrare dalla Città Metropolitana, o con risorse proprie?
I grandi attrezzi ci sono, e sono di proprietà della Città Metropolitana, che dovrebbe provvedere a reintegrarli quando serve; ma dato che ormai le attrezzature hanno dei costi abbordabili, per guadagnare tempo la scuola può decidere di intervenire direttamente.
Ad esempio, attraverso un bando la scuola ha ottenuto dei fondi con cui ha realizzato autonomamente una parete di arrampicata.
Ripeto che siamo comunque una scuola fortunata perché le attrezzature non mancano. Certo potrebbero essere tenute meglio: ad esempio quando piove molto forte, dai lucernari filtra l’acqua che allaga i pavimenti sportivi.
Riguardo in particolare al liceo con indirizzo sportivo: Come funziona? Quali sono le differenze didattiche rispetto a un liceo tradizionale?
Il liceo sportivo ha a disposizione un pacchetto di ore importante: nel biennio sono 4 di pratica più 2 di teoria e nel triennio sono 3+2. Non esistono più i “programmi”, ma ci sono le “linee guida”, per cui ogni docente può costruire individualmente il precorso didattico. L’importante è che ci sia un filo conduttore, e che sia rispettata la propedeuticità, anche perché chi prende l’indirizzo sportivo lo porta poi fino in fondo.
Per quanto riguarda la didattica, anche la pratica è diversa: mentre negli altri indirizzi le ore di scienze motorie, pur essendo sempre ore di lezione, non vanno ad approfondire determinate cose, e per i ragazzi c’è anche l’aspetto ludico che è importante, nel liceo sportivo riteniamo che si debba dare anche una indicazione di “come si fa” una lezione, di come si procede nel caso di una seduta di allenamento.
Quindi tutte le lezioni devono avere questa impronta. Poi alla fine c’è sempre il gioco, però è finalizzato al lavoro che si è fatto prima.
Pe quanto riguarda la teoria invece due ore alla settimana equivalgono come due ore, ad esempio, di fisica: gli argomenti – di anatomia ma non solo – vengono trattati in maniera importante, naturalmente differenziata rispetto alle analoghe materie degli altri indirizzi.
C’è interesse da parte dei ragazzi? Qual è il rapporto tra domanda e offerta?
Ogni anno riceviamo circa 60 domande di iscrizione, ma possiamo fare una sola sezione, quindi possiamo prendere solo una trentina di alunni. Purtroppo molti pensano che quello sportivo sia un liceo più “leggero”, ma negli incontri di orientamento cerchiamo di far passare questo messaggio, che comunque è a tutti gli effetti un liceo, non è come un college americano dove l’atleta è privilegiato anche se è indietro con lo studio. Ovviamente quelli che arrivano a un livello agonistico di carattere internazionale che li obbliga a perdere delle ore scolastiche vengono tutelati attivando la cosiddetta sperimentazione studente-atleta, con un progetto formativo personalizzato.
Il corso di studi è comunque quello di un liceo scientifico, e proprio per rimarcare questo aspetto, nella selezione dei candidati abbiamo abbassato il punteggio attribuito all’attività sportiva, in favore degli altri aspetti formativi.