Musica

C’era una volta… la guerra in Ucraina raccontata dai Måneskin

E tanto, tanto altro: ecco due canzoni della rock band italiana con cui è impossibile non commuoversi. (Parte 2)

E ho detto a Coraline che può crescere 
Prendere le sue cose e poi partire
Ma Coraline non vuole mangiare, no
Sì, Coraline vorrebbe sparire

Avete conosciuto la vera natura dei Måneskin con Mark Chapman, brano capace di commuovere e scaldare anche i cuori più coriacei. E la strofa che avete appena letto è solo un piccolo assaggio di ciò che vi aspetta in questo nuovo, imperdibile articolo: benvenuti alla seconda e ultima puntata della quale i Måneskin sono i protagonisti indiscussi.

Vi avevo lasciato con un messaggio molto importante da elaborare, che la band romana ha deciso di diffondere: la violenza di genere, alla quale diciamo “no”, ora e per sempre. Se è vero che questo brano è dedicato a tutte le donne vittime di abusi e discriminazioni, è anche vero che la prossima canzone che voglio proporvi è in onore della donna di Damiano. Sto ovviamente parlando di Giorgia Soleri, ormai ex fidanzata del cantante dei Måneskin, con il quale ha condiviso sei lunghissimi anni. Giorgia, oltre a lavorare come attivista e poetessa, in primis è donna. Un essere umano, una persona. Che ride, piange e vive, esattamente come tutti noi. E che, nel corso degli anni, ha sofferto di endometriosi e depressione.

Per lei, Damiano e la band hanno scritto Coraline, una struggente canzone d’amore, di sofferenza e di speranza. L’obiettivo di questo brano è far sentire meno sole le persone che soffrono di malattie mentali – perché ci vuole tempo per smettere di sanguinare, e non c’è nulla di male nel piangere. La protagonista, Coraline, viene descritta come una bambina fragile e incompresa, incapace perfino di uscire da una misera porta. Non è facile stare bene quando le persone intorno a noi sembrano essere indifferenti a tutto: Coraline da sola non può farcela, ed è per questo che Damiano le dona tutto l’aiuto possibile.

Sarò il fuoco ed il freddo
Riparo d’inverno
Sarò ciò che respiri
Capirò cos’hai dentro
E sarò l’acqua da bere
Il significato del bene
Sarò anche un soldato
O la luce di sera
E in cambio non chiedo niente
Soltanto un sorriso
Ogni tua piccola lacrima è oceano sopra il mio viso

Il ritornello, in arrivo dopo questa strofa, mette in luce lo stato d’animo di Coraline, una guerriera che ha paura di andare avanti e di sorridere. Il timbro roco di Damiano si sposa alla perfezione con l’accompagnamento musicale degli altri membri della band, che esprime forza, tenacia e desiderio di non arrendersi, nonostante tutto. Non è facile – perché tornare a sorridere dopo una tempesta non può esserlo -, ma vale sempre la pena di lottare. Le parole della gente (che purtroppo parla, non sa di che cosa parla) fanno male, eppure non bisogna mai smettere di reagire.

E Coraline piange
Coraline ha l’ansia
Coraline vuole il mare ma ha paura dell’acqua
E forse il mare è dentro di lei
E ogni parola è un’ascia
Un taglio sulla schiena
Come una zattera che naviga sul fiume in piena
E forse il fiume è dentro di lei, di lei

Ma forse, allora, Coraline non incarna solo Giorgia Soleri, “la fidanzata di Damiano”. Forse un po’ tutti si rispecchiano in Coraline, fragile ma forte come un leone. Forse tutti meritiamo una seconda opportunità, forse va bene fermarsi e ripartire, per ricominciare a vivere. Con questa canzone, in un modo o nell’altro, mi sono sentita capita. Con una delicatezza e una sensibilità incredibili, questi quattro ragazzi stanno facendo riconsiderare il cliché “sono rock star, quindi si drogano”. E continueranno a farlo com’è accaduto due anni fa, allo scoppio della guerra in Ucraina. Quasi immediatamente, i Måneskin hanno scritto e cantato davanti a migliaia di persone Gasoline, un inno di speranza e di protesta nei confronti del conflitto scatenato da Putin.

How are you sleeping at night?
How do you close both your eyes?
Living with all of those lives on your hands?
Standing alone on that hill
Using your fuel to kill

Nella strofa che precede il ritornello, si percepisce una furia difficile da trattenere. La band si domanda come Putin sia capace di chiudere gli occhi durante la notte, con tutte quelle vite sulla sua coscienza. Come riesce a causare così tanta sofferenza a esseri umani come lui? Con una famiglia, dei sogni, delle paure e dei desideri? Non siamo forse tutti uguali?

Ascoltando attentamente il brano, si possono notare altre allusioni al presidente russo, colpevole di aver portato alla morte tante persone innocenti. Damiano e la band sono carichi, ormai, e il sottofondo musicale ne è solo una conferma: si stanno chiedendo quando finirà il regno del terrore. La voce aggressiva e incontenibile del cantante sta portando in vita le stesse domande che ci poniamo tutti i giorni: perché, e quando cesserà il conflitto?

With neighbors left in the dust
We go four, three, two, one, count it, count it down
Seated on a stolen throne
Playing God with your heart of stone
The whole world is waiting for you to go
Down, down, down, down

E anche stavolta, è impossibile riuscire a concentrarsi sulla bellezza della musica, relegata sullo sfondo: la potenza del messaggio inviato è troppa. Incontenibile, drammatica e disturbante nei confronti di chi sostiene il regime di Putin.Forse questo non è il modo di far terminare la guerra in Ucraina, che dura ormai da troppo tempo, ma è portatrice di speranza. E, si sa, la speranza è l’ultima a morire.

Un applauso va ai Måneskin per tanta sensibilità, e un ammonimento lo lanciamo ai grandi della Terra: uomini, cessate il fuoco. Per l’Ucraina e per tutte le guerre del mondo.

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