Musica

Il grande ritorno dei Måneskin: ecco a voi due pezzi da brivido

Durante una pausa più che meritata dopo il tour mondiale, ci godiamo il disco Rush!: un capolavoro, soprattutto… in italiano.

S*****i, vi vedo, siete bianchi in faccia
Le malelingue sono andate via
Il suono della tua brutta risata
Mi ha aperto il passo per la retta via 

Anche quando non cantano, i Måneskin sanno come attirare l’attenzione. E lo fanno in positivo, meglio di chiunque altro: I wanna be your slave, una canzone del gruppo che inneggia alla sessualità libera, ha da poco sfondato il muro del miliardo di streaming su Spotify. Un traguardo così importante non può certo passare inosservato e, in effetti, molte testate giornalistiche hanno scritto un articolo online circa il rinnovato successo dei giovani talenti.

In questo modo, l’interesse per loro è stato risvegliato perfettamente. I fan più sfegatati hanno colto l’occasione per riascoltare i loro capolavori, più o meno recenti. Il risultato? Da parte mia, sono arrivata a conoscere una canzone che non avevo mai preso in considerazione. Fortunatamente ho deciso di darle una possibilità; non appena ho udito le loro prime parole, mi sono detta che meritava davvero. In breve, Måneskin never disappoints. 

Ebbene sì: se è risaputo che le loro canzoni in lingua inglese spaccano – come volevasi dimostrare con I wanna be your slave -, si sa anche meglio che in italiano questi quattro ragazzi sono imbattibili. Il dono della vita è uno degli esempi più azzeccati. Se vi state domandando il motivo, vi conviene leggere l’articolo fino in fondo.

Il brano è un’ode alla speranza e alla rinascita, dopo un periodo della vita in cui le cose non vanno esattamente come sperato. Non si capisce direttamente a cosa si riferisca la canzone; io penso che sia un brano con un’interpretazione piuttosto libera. Una cosa è certa: parla di tutti noi. Delle persone incontrate sul nostro cammino che ci hanno fatto del male, del dolore che ci hanno provocato, della forza che abbiamo trovato dentro di noi per ricominciare a vivere.

Respiro aria pulita che alimenta il fuoco dentro di me
E lascia che mi uccida, io rinasco dalla mia cenere

L’immagine evocata è metaforica, e richiama inequivocabilmente alla rinascita. Proprio come la fenice – che brucia e dalle ceneri fertili ritrova la vita -, anche noi abbiamo questa possibilità: cancellare tutto, trovare la determinazione per ricominciare da zero e darci questa opportunità. Se ci arrendiamo, facciamo un torto a noi stessi. Non agli altri, ma a noi stessi. Perché abbiamo deciso di non valere abbastanza e di punirci per i nostri (eventuali) errori. Abbiamo scelto di credere che per noi non c’è nulla, visto che non ce lo meritiamo. Ma è qui che sbagliamo. La vita è piena di meraviglie, sì: sovente, siamo troppo impegnati a pensare ai nostri problemi per ricordarlo. 

Siamo guerrieri nati. L’essere umano è fatto per sopportare qualsiasi dolore, perché non si può pretendere di ottenere qualcosa di positivo prima di aver conosciuto la sofferenza.

Perso nel mezzo del niente, cedono le gambe
Ma il cuore mi batte ancora

È il coraggio a portarci avanti. Nelle piccole sfide quotidiane come nelle vere e dure battaglie della vita, è il coraggio che ci permette di andare avanti. Anche se cedono le gambe.

C’è da dire però che la vita non ci riserva solo piaceri ed esperienze positive, purtroppo o per fortuna. A volte bisogna aver la forza di accettare la sofferenza, elaborarla e andare avanti. Poiché, come si dice sempre, un giorno tutto questo dolore ci sarà utile. Dover dire addio ai propri cari non è facile, indubbiamente. Tuttavia, resta il ricordo dell’amore nutrito e ricevuto dalle persone che se ne sono andate. Non si può dire che sia facile, ma è quello che dovrebbe spingerci a rialzare la testa e proseguire. Anche se cedono le gambe. 

Damiano e la band devono conoscere la sensazione, altrimenti non avrebbero mai potuto scrivere The loneliest, una struggente canzone a metà tra un testamento ed una lettera dedicata al proprio amato (o alla propria amata).

There’s a few lines that I have wrote
In case of death, that’s what I want 
That’s what I want
So don’t be sad when I’ll be gone
There’s just one thing I hope you know
I loved you so

L’atmosfera cupa e lugubre del videoclip enfatizza ancor di più il significato della canzone. A primo impatto, forse, potrebbe sembrare un brano troppo carico e drammatico, ma non è così: ecco che torna l’elemento del ricordo, per farci capire quanto sia prezioso conservare un’immagine gioiosa dei propri cari. 

And I just keep on thinking how you made me feel better
And all the crazy little things that we did together
In the end, in the end it doesn’t matter
If tonight is gonna be the loneliest 

Dall’ultimo verso emerge certamente una punta di nostalgia, che però è del tutto legittima. Non c’è nulla di male nel prenderci tutto il tempo necessario per rialzarci. Solo una cosa conta: lottare. Sempre e comunque. Nel caso in cui ve lo dimentichiate, accendete il cellulare e ascoltate i Måneskin. Sanno bene come dare speranza. 

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